venerdì 18 gennaio 2013

Il crepuscolo degli Dei


Con un riferimento alla nota composizione wagneriana, introduco la triste e imbarazzante vicenda di Lance Armstrong, l’uomo che ha sconfitto il cancro, l’uomo che ha battuto ogni record vincendo 7 Tour de France consecutivi, l’uomo che ha creata una fondazione per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca.
Beh, dopo aver  tessuto per anni le lodi del buon Lance, come un super eroe dei nostri tempi, all’improvviso si scopre che era tutta una farsa, una montatura organizzata meticolosamente per frodare i sani valori dello sport.

Ospite della nota conduttrice statunitense Oprah Winfrey,  il buon Lance a vuotato il sacco sull’uso reiterato di Epo, trasfusioni, ormone della crescita e testosterone.
“ È stata tutta una grossa bugia. Mi sono dopato per vincere i 7 Tour. Altrimenti, sarebbe stato impossibile. Ora chiedo scusa e pago il prezzo”. Mi verrebbe da aggiungere: troppo darti, troppo comodo!
La scientifica pianificazione con cui si eludevano i controlli rasenta la perfezione, anzi lo è stata per diversi anni. “C’erano situazioni gestite come se fosse un’organizzazione mafiosa”.  Qualcosa è cominciato a scricchiolare dal 2009, anno del suo ritorno alle corse, dopo il sospirato ritiro. L’aurea da super eroe dei fumetti si era risvegliata in lui. Perché quindi non provare a fare l’impossibile? Tornare dopo la lunga inattività e stupire ancora. Peccato Lance, riprova e sarai più fortunato!
L’uomo che davanti alla conduttrice statunitense ha finalmente tolto la maschera non ha nulla del super eroe, piuttosto, sembra pieno di vergogna e imbarazzo. Radiato dall’agenzia antidoping statunitense e privato dei titoli vinti, Armstrong è l’emblema di come i sensi di colpa ti logorano dentro, ti mettano a disagio con quell’ospite silenzioso chiamato coscienza.
A questo punto il mio pensiero va a Marco Pantani, un “elefante magrolino che scriveva poesie” – cantano gli Stadio. La sua carriera agonistica è stata stroncata per molto meno. Da qui una parabola discendente coincisa con la morte in una camera d’albergo a Rimini. Perché con la stessa cautela e accuratezza non si è provveduto a trattare il caso del ciclista italiano? Perché si è voluto sbatterlo subito in una spirale mediatica troppo dura da sopportare?
Troppo presto si è interrotta la sua vita , la sua carriera. Il suo ricordo è però vivo in tante persone che ne hanno apprezzato le gesta. Quel lontano 1998, anno dei trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France, valgono più di tanti trionfi vinti dal Texano Armstrong, trionfi falsi, bugiardi  e ingiustificabili.
Che la notizia di questi giorni possa essere un monito per tutto il Circus mediatico, affinché con la stessa velocità con la quale si glorificano le imprese di un uomo, si usi cautela nel devastarne la vita.


D.C.


(Immagine tratta da http://ilquotidianoinclasse.quotidiano.net)

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