Che l’Italia non sia tra le nazioni più virtuose per gli investimenti in Ricerca e sviluppo, non è un mistero. La costante fuga di cervelli verso lidi più promettenti e gratificanti è sotto gli occhi di tutti. La spesa stimata per la ricerca è pari a circa 17,50 miliardi di euro,equivalente all’1,18% di PIL. Cifre nettamente inferiori alle grandi potenze europee, e poco superiore a nazioni quali la Grecia, l’Ungheria e la Polonia. La soluzione? Sperare nei finanziamenti europei, l’unica alternativa per beneficiare di incentivi per la ricerca. Giunto ormai ai titoli di coda, il 7° Programma Quadro, nel ventaglio dei programmi comunitari, è quello a sostegno della ricerca scientifica e tecnologica. In vigore dal 2007, sarà soppiantato da Horizone 2020, l’ambizioso contenitore che prevede di innalzare il tasso di ricerca scientifica degli Stati membro dell’Ue.
A distanza di sei anni dalla nascita, l’Italia, quanto ha beneficiato del cofinanziamento europeo su tali tematiche? Strutturato in quattro categorie: Persone, Idee, Cooperazione e Capacità, il 7PQ, prevedeva un budget totale di 48.770 milioni di euro. L’Italia ne ha beneficiato per circa il 9%, con una cifra pari a 2.221 milioni di euro. Certo, colossi come Francia, Regno Unito e Germania restano riferimenti ancora inarrivabili, con una capacità di finanziamenti approvati nettamente superiore. Convergenze storiche, economiche e culturali rendono troppo ampio il divario con queste nazioni. Il dato è comunque un buon punto di partenza per il futuro, considerando che, nel totale delle proposte presentate, il Bel Paese è quello con il più alto numero di coordinatori, 5434, per un tasso complessivo di successo pari al 12%. Come dire, mancando strutture competitive, al passo con le più blasonate compagini europee, l’Italia fa di necessità virtù.
Focalizzare il dato, per guardare al bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, deve aiutare a rimboccarsi le maniche per migliorare con la nuova programmazione 2014-2020. Nella fattispecie, in un contesto in cui gli obiettivi scientifici e tecnologici dovranno rispondere a problematiche urgenti come l’aumento demografico, la sostenibilità ambientale, energia rinnovabile e bioeconomia, il nuovo strumento finanziario “Horizone 2020” rappresenta una boccata d’aria fresca in mezzo al quasi immobilismo locale. È necessario comprendere che le armi della ricerca e dello sviluppo, sono le uniche che possano garantirci un innalzamento del livello economico in cui adesso annaspiamo. Tamponare l’emorragia sociale causata dalla fuga di cervelli nostrani, verso mete più appaganti e suggestive, è una sfida da cogliere e sfruttare. Continuare a sperare che qualcosa piova dall’alto è anacronistico. D’altronde, come recita il detto “Aiutati che Dio ti aiuta”, è tempo di agire, di investire maggiormente nella ricerca scientifica e tecnologica, per allineare il nostro paese agli standard dei fratelli maggiori dell’Unione europea.
Dario Cataldo
Articolo pubblicato su "Globus Magazine"
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