sabato 16 marzo 2013

VITA SU MARTE, LA REALTÀ OLTRE L’IMMAGINAZIONE


Il mito dell’uomo colonizzatore di altri pianeti è stato da sempre nell’immaginario collettivo di noi cittadini della Terra. Che ci siano i presupposti affinché in un futuro, forse non troppo lontano, si possano creare le condizioni per allargare i nostri confini spaziali, sembra più che realistico. Secondo il sito della Nasa, il campione di roccia raccolto su Marte da Curiosity – il robot mandato in perlustrazione – dimostrerebbe che ci sono condizioni propizie alla nascita della vita. La missione intrapresa dalla Nasa ha una durata biennale; sono trascorsi sette mesi dall’inizio del progetto e già si traggono le prime conclusioni: la roccia analizzata è favorevole alla vita di agenti microgeni. Dal campione analizzato si è stabilito che ci sono tracce di argilla, solfati e altri componenti chimici. La nomenclatura delle sostanze ha permesso di dedurre che l’acqua abbia assunto un ruolo fondamentale alla nascita di sostanze argillose. Di fatto, la loro formazione è garantita dalla reazione tra molecole di acqua e minerali ignei come l’olivina, un silicato i cui campioni trasparenti sono duttili e malleabili, garantendo ottimi risultati se tagliati e lavorati.

L’ambiente nel quale può essere avvenuta la reazione, sarebbe leggermente alcalino, quindi non fortemente ossidato, né acido né salato. Il risultato? Un’acqua adatta alla vita. Lo scienziato John Grotzinger – che fa parte del pool di ricercatori che lavorano al progetto Curiosity – afferma che: “L’acqua su Marte si sarebbe potuta bere”. I buoni riscontri della missione fanno ben sperare per il proseguo, anche se i dati sono accettati con le dovute precauzioni. Continua Grotzinger: “Abbiamo caratterizzato un molto antico, ma stranamente nuovo Marte grigio, risalente ad un tempo in cui le condizioni erano favorevoli per la vita. Curiosity – conclude lo scienziato – è una missione di scoperta e di esplorazione; come team sentiamo che ci sono molte scoperte più emozionanti che ci aspettano nei mesi e negli anni a venire”.

La sfida di colonizzare il pianeta rosso non appare soltanto come un rimando cinematografico e fantascientifico. Sembra proprio che la scienza corrobori delle aspettative tutt’altro che scoraggianti. I risvolti in termini di pressione demografica, ecologia e salvaguardia dell’ambiente, potrebbero trovare soluzioni in tale ambito? La lotta per accaparrarsi gli ultimi giacimenti di combustibili fossili, gli scellerati prezzi dei carburanti e l’inquinamento del pianeta in cui viviamo, sono tutte tematiche che subirebbero una rimodulazione alla luce delle nuove scoperte su Marte? Non mi sento di esprimere giudizi in merito e non possiedo la palla di cristallo per vedere come va a finire. L’auspicio è quello che, qualunque decisione sarà presa, si pensi alla vita come bene primario, una vita che passa inscindibilmente dalla salute dell’ecosistema.

Dario Cataldo



Articolo pubblicato su Globus Magazine

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