lunedì 25 febbraio 2013

Sicilia, Il giorno dopo le elezioni


Immaginiamo come per magia che oggi sia il 26 di Febbraio del 2013. Le elezioni sono alle nostre spalle, così come l’estenuante maratona elettorale, inasprita da toni accesi e colpi di scena pirotecnici. Immaginiamo che siano già stati decretati vincitori e vinti, che siano iniziati i festeggiamenti e che la Sicilia sia stata – come nelle previsioni – fondamentale per ottenere la maggioranza al Senato. La governabilità è stata assicurata, risicata ma è stata garantita. E adesso? Cosa sarà delle sorti della Sicilia?
Ricordo ancora le promesse altisonanti dei maggiori leader politici che hanno gareggiato per la carica di Presidente del Consiglio. Ricordo certi pigmalioni, che con il loro modo incalzante e affabile, ammaliatori di piazza e di telespettatori, hanno arringato i presenti. Come non dimenticare che tra i contendenti c’era chi è stato mattatore del 61 a 0 siciliano del 2001, esempio irripetibile di una vittoria tanto schiacciante quanto inutile per cambiare le sorti della Sicilia. Il mantra di promesse ripetute fino allo svilimento riecheggia ancora nei nostri orecchi: se ci voterete faremo questo, se ci eleggerete toglieremo quello e condoneremo quell’altro.

Oggi, all’indomani delle elezioni, quanto interesse c’è per le sorti della Regione? Quanto di quello promesso sarà rispettato? Siamo sicuri che l’attenzione per la Sicilia non fosse dettata da opportunismi e strategie politiche velate da affettuose rassicurazioni? Come sarebbe bello se questo sogno post-elettorale fosse solo frutto dell’immaginazione e che niente di tutto questo sia vero. Come sarebbe bello se alle promesse seguissero azioni concrete per la questione meridionale; che il giorno dopo le elezioni ci si mettesse al lavoro per un rilancio del Mezzogiorno, per prodigarsi nello sviluppo del Sud e riaccendere la macchina economica. In campagna elettorale ho sentito parlare di ponte sullo stretto, di chiudere la lunga stagione del leghismo, dell’egoismo, della divisione. Ho sentito parlare di riscossa italiana che deve partire dalla Sicilia; che il nuovo governo lavorerà a partire dalla Sicilia. Con effetti speciali e titoli di giornali a seguito, c’è chi ha attraversato lo stretto di Messina a nuoto, incitando alla riscossa come un novello Garibaldi chiamato a fare l’Italia.

Svegliandomi, all’improvviso mi accorgo che il sogno è stato frutto della mia fantasia; che oggi si conclude il tour de force elettorale e che si aspetta solo di raccogliere quanto seminato. Ma siamo sicuri che si è trattato solo di un sogno? Siamo certi che i leader politici, consapevoli dell’importanza della Sicilia per il premio di maggioranza a Palazzo Madama, non abbiano arricchito di belle speranze le loro certezze su questa terra? Purtroppo, il farraginoso Porcellum, dimostra quanto sarebbe stato utile trovare un comune accordo per cambiare una legge elettorale che scontenta tutti. Siamo proprio ai titoli di coda di una campagna elettorale infiammata e sopra le righe. Il giorno dopo le elezioni è ancora da scrivere, ai posteri l’ardua sentenza.

Dario Cataldo


Articolo apparso su Sicilia Domani del (25/02/2013)

Link: www.siciliadomani.com

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