Strepitoso successo per
l’atteso ritorno di Quentin Tarantino. Sbaragliata la concorrenza per un film
atteso e discusso.
Che il regista statunitense
amasse il cinema italiano, non è un mistero. La passione per i film di Sergio
Leone, i b-movie polizieschi e gli spaghetti western hanno avuto un ruolo
chiave nella sua ultima fatica cinematografica. Django Unchained è tratto dal
film di Sergio Corbucci del 1966, nel quale recitava un giovane Franco Nero, lo
stesso che adesso, impreziosisce con un cameo il film di Tarantino. Nei suoi
174 minuti di durata, lo spettatore non rischia di annoiarsi o distrarsi.
La
magistrale interpretazione di Christoph Waltz, già vincitore di un Golden Globe
come attore non protagonista, introduce il personaggio dello schiavo Django,
interpretato da Jamie Foxx. I due si completano a vicenda, si integrano alla
perfezione. Nello sfondo del Sud degli Stati Uniti, i due iniziano un’avventura
che li porterà a Candyland, la sfarzosa tenuta del luciferino Leonardo Di
Caprio, un negriero e avido di denaro. Il sapente mix tra un’accattivante
colonna sonora e scenografie da far west,
rendono intrigante un film già definito Cult. Arricchisce la pellicola la
presenza di Kerry Washington, l’eroina che anima i pensieri di Django e lo
spinge a compiere azioni impensabili per un nero di metà Ottocento, costretto a
sottostare ai capricci dell’uomo bianco. Non mancano le scene splatters,
marchio di fabbrica di Tarantino. Le accuse di violenza esplicita e gratuita
nel film sono ingiustificate. Alcune testimoniano una verità amara della storia
dello schiavismo americano, altre invece sono talmente cinematografiche da non
poter essere prese sul serio. Il pubblico è sempre sovrano e non c’è dubbio da
quale parte si è schierato.
D.C.
Nessun commento:
Posta un commento