È lo sconfortante dato emerso nel corso del 38° Report Sicilia, l’analisi economica relativa al consuntivo del secondo semestre del 2012 e al preventivo sul 2013. Presso i locali dell’Università degli studi di Palermo, alla presenza dell’Assessore regionale dell’economia Luca Bianchi, del Presidente di Diste consulting Alessandro la Monica, del Presidente della Fondazione Culella, Pietro Busetta e del Preside della facoltà di Economia e Commercio di Palermo Fabio Mazzola, si è affrontato l’annoso tema del bilancio economico siciliano.
“Dal 2008 abbiamo perso 100 mila posti di lavoro, come se avessero chiuso 25 stabilimenti Fiat di Termini Imerese – afferma Busetta. Nonostante ciò, nei programmi dei candidati a Presidente del Consiglio, il Mezzogiorno è scomparso”. I dati riflettono un disagio che stringe l’economia siciliana in una morsa sempre più stretta. Il prodotto interno lordo regionale è diminuito del 3% nel 2012. Se confrontato con la flessione nazionale pari al 2%, il valore è ancor più preoccupante. “Siamo nel picco di una recessione che è stata lunga, troppo per regioni in difficoltà come la Sicilia. Da qui al 2015 abbiamo circa 7 miliardi di euro da spendere” – afferma l’Assessore dell’Economia Luca Bianchi. La dura strada per la ripresa passerà per un austero 2013. Di fatto, dall’incontro è emerso che per l’anno in corso è prevista una flessione del Pil Regionale del 1,4%. Tutto questo ha inciso ed inciderà ancor più profondamente sul potere d’acquisto delle famiglie, che si può quantificare intorno al 4,1%. Tradotto significa aumento del debito privato. Dopo l’allarme lanciato da Confcommercio Palermo, anche dal 38° Report Sicilia si diffonde un vento di apprensione per l’economia nazionale ma soprattutto, per quella locale. Occorre investire maggiormente nel Sud; è necessario attuare nuove politiche per il rilancio del Mezzogiorno, senza le quali sarà difficile emergere dallo stato di crisi in cui oramai agonizza la Sicilia.
Dario Cataldo
Articolo pubblicato sul sito:
http://www.siciliadomani.com/ms/index.php?option=com_k2&view=item&id=518&Itemid=306
“Dal 2008 abbiamo perso 100 mila posti di lavoro, come se avessero chiuso 25 stabilimenti Fiat di Termini Imerese – afferma Busetta. Nonostante ciò, nei programmi dei candidati a Presidente del Consiglio, il Mezzogiorno è scomparso”. I dati riflettono un disagio che stringe l’economia siciliana in una morsa sempre più stretta. Il prodotto interno lordo regionale è diminuito del 3% nel 2012. Se confrontato con la flessione nazionale pari al 2%, il valore è ancor più preoccupante. “Siamo nel picco di una recessione che è stata lunga, troppo per regioni in difficoltà come la Sicilia. Da qui al 2015 abbiamo circa 7 miliardi di euro da spendere” – afferma l’Assessore dell’Economia Luca Bianchi. La dura strada per la ripresa passerà per un austero 2013. Di fatto, dall’incontro è emerso che per l’anno in corso è prevista una flessione del Pil Regionale del 1,4%. Tutto questo ha inciso ed inciderà ancor più profondamente sul potere d’acquisto delle famiglie, che si può quantificare intorno al 4,1%. Tradotto significa aumento del debito privato. Dopo l’allarme lanciato da Confcommercio Palermo, anche dal 38° Report Sicilia si diffonde un vento di apprensione per l’economia nazionale ma soprattutto, per quella locale. Occorre investire maggiormente nel Sud; è necessario attuare nuove politiche per il rilancio del Mezzogiorno, senza le quali sarà difficile emergere dallo stato di crisi in cui oramai agonizza la Sicilia.
Dario Cataldo
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