martedì 29 gennaio 2013

Redditometro, mai così in basso dal 1983

Che l’anno appena trascorso sia da considerarsi un annus horribilis per l’economia italiana è di tutta evidenza. Che sia da considerarsi come uno dei peggiori dell’ultimo trentennio, se non il peggiore, è ancora più vero. Dati alla mano, l’Istat (l’istituto nazionale di statistica), ha comunicato che nel 2012, la crescita dei prezzi è raddoppiata rispetto a quella dei salari. Il dato è ancor più allarmante se consideriamo che è dal 1983 che le retribuzioni sono a questi minimi storici. Dunque, costo della vita sempre più caro, salari sempre più bassi. Una spirale che inevitabilmente coinvolge per primi i ceti più poveri della popolazione. Afferma l’Istat: “Nella media del 2012 la retribuzione oraria è cresciuta dell’1,5% rispetto all’anno precedente; si tratta della crescita media annua più bassa dal 1983”. 
D’altro canto, Confindustria afferma che per il nuovo anno, ci sono tutti i presupposti per una ripresa, un rilancio dell’economia che ci faccia uscire dalla situazione di recessione. A parere di Confindustria, "basilare per la ripartenza è che si sollevi la cappa di paura creata dalla situazione politica interna; perciò è cruciale che l'esito delle imminenti elezioni dia al paese una maggioranza solida, che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori ed imprenditori”. È corretto l’uso del termine “paura”, la quale non è solo rivolta all’incertezza del quadro politico italiano ma anche verso i consumi. Con la riduzione dei salari, l’inevitabile paura di acquistare i beni di consumo genera incertezza, preoccupazione verso il futuro prossimo. Rivela l’Istat che a livello territoriale, il clima di fiducia aumenta lievemente nel Nord-ovest, mentre diminuisce nel Nord-est, al Centro e nel Mezzogiorno.
Se alla diminuzione del potere d’acquisto si somma la forte pressione fiscale che attanaglia le famiglie italiane, si capisce come il clima di sfiducia sia così reale. La storia ci insegna che il popolo italiano si è sempre rimboccato le maniche dopo aver toccato il fondo. È uscito dal baratro del periodo post-bellico, quando la fame era una costante compagna di viaggio. Sarà in grado di uscire anche da questa emorragia economica? Dati alla mano, la ripresa è possibile, basta crederci. Inevitabile che il pensiero vada alla nuova classe politica che sarà impegnata nella prossima legislatura. La speranza e l’augurio che si possa remare dalla stessa parte è più che un’esortazione: è un obbligo morale che i politici devono alla nazione. Stanchi delle promesse non mantenute, adesso è il tempo dei fatti, delle proposte concrete per sollevare l’economia italiana.


                                                                                                                                             Dario Cataldo

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