Con un riferimento alla nota
composizione wagneriana, introduco la triste e imbarazzante vicenda di Lance
Armstrong, l’uomo che ha sconfitto il cancro, l’uomo che ha battuto ogni record vincendo 7 Tour de
France consecutivi, l’uomo che ha creata una fondazione per la raccolta di fondi
da destinare alla ricerca.
Beh, dopo aver tessuto per anni le lodi del buon Lance, come
un super eroe dei nostri tempi, all’improvviso si scopre che era tutta una
farsa, una montatura organizzata meticolosamente per frodare i sani valori
dello sport.
Ospite della nota conduttrice
statunitense Oprah Winfrey, il buon
Lance a vuotato il sacco sull’uso reiterato di Epo, trasfusioni, ormone della
crescita e testosterone.
“ È stata tutta una grossa
bugia. Mi sono dopato per vincere i 7 Tour. Altrimenti, sarebbe stato
impossibile. Ora chiedo scusa e pago il prezzo”. Mi verrebbe da aggiungere:
troppo darti, troppo comodo!
La scientifica pianificazione
con cui si eludevano i controlli rasenta la perfezione, anzi lo è stata per
diversi anni. “C’erano situazioni gestite come se fosse un’organizzazione
mafiosa”. Qualcosa è cominciato a
scricchiolare dal 2009, anno del suo ritorno alle corse, dopo il sospirato ritiro.
L’aurea da super eroe dei fumetti si era risvegliata in lui. Perché quindi non
provare a fare l’impossibile? Tornare dopo la lunga inattività e stupire
ancora. Peccato Lance, riprova e sarai
più fortunato!
L’uomo che davanti alla
conduttrice statunitense ha finalmente tolto la maschera non ha nulla del super
eroe, piuttosto, sembra pieno di vergogna e imbarazzo. Radiato dall’agenzia
antidoping statunitense e privato dei titoli vinti, Armstrong è l’emblema di
come i sensi di colpa ti logorano dentro, ti mettano a disagio con quell’ospite
silenzioso chiamato coscienza.
A questo punto il mio pensiero
va a Marco Pantani, un “elefante magrolino che scriveva poesie” – cantano gli
Stadio. La sua carriera agonistica è stata stroncata per molto meno. Da qui una
parabola discendente coincisa con la morte in una camera d’albergo a Rimini.
Perché con la stessa cautela e accuratezza non si è provveduto a trattare il
caso del ciclista italiano? Perché si è voluto sbatterlo subito in una spirale
mediatica troppo dura da sopportare?
Troppo presto si è interrotta
la sua vita , la sua carriera. Il suo ricordo è però vivo in tante persone che
ne hanno apprezzato le gesta. Quel lontano 1998, anno dei trionfi al Giro d’Italia
e al Tour de France, valgono più di tanti trionfi vinti dal Texano Armstrong,
trionfi falsi, bugiardi e
ingiustificabili.
Che la notizia di questi
giorni possa essere un monito per tutto il Circus mediatico, affinché con la
stessa velocità con la quale si glorificano le imprese di un uomo, si usi
cautela nel devastarne la vita.
D.C.
(Immagine tratta da http://ilquotidianoinclasse.quotidiano.net)
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